"Atlante 2, le nostre tre condizioni per partecipare" – Lettera del Dott. Giansalvo Sciacchitano al Direttore del "Il Sole 24 Ore"

Egregio Direttore

 In merito all’articolo BANCHE SOTTO TIRO «Atlante 2, le nostre tre condizioni per partecipare» 

di Vitaliano Dangerio, mi permetta alcune considerazioni, che se lo riterrà opportuno, potranno essere pubblicate fra le lettere al Direttore.

in attesa di un cortese riscontro Le invio distinti saluti

Prof.SG SCIACCHITANO ex Consigliere di amministrazione Enpam 

gsciacch@unict.it

Nell’articolo afferma Oliveti: <<….vogliamo che sia riconosciuta la nostra natura privata.>>

Alla logica osservazione del giornalista Dangerio : “Le Casse però pagano le pensioni e quindi la finalità è pubblica”

Oliveti risponde 

<< La finalità è pubblica ma la natura è privata. Siamo noi a decidere le strategie in autonomia: lo hanno stabilito i legislatori 20 anni fa >>.

 Oliveti omette di dire che  quei legislatori hanno modificato, senza alcuna motivazione logica, la precedente legge per la quale le Casse previdenziali erano pubbliche. Infatti la struttura e l’organizzazione dell’ENPAM e delle altre Casse, come Enti pubblici, erano state disciplinate  dallo Statuto approvato con DPR 2 settembre 1959 n. 931.

Perché questa modifica? quale utilità ha portato agli iscritti obbligatoriamente alle Casse?

OLIVETI omette di dire che i virtù della autonomia, che addirittura vuole ulteriormente aumentata, gli amministratori degli Enti ora privatizzati posso stabilire, fra l’altro, il numero delle poltrone degli amministratori (ben 2500) e i loro spropositati compensi i cui costi ricadono sui fondi destinati alle pensioni . 

Basti pensare che in “autonomia” il solo compenso di Oliveti supera del 239% il costo dell’intero Consiglio di Amministrazione della Cassa dei Farmacisti. e del 533%  il compenso del presidente dell’Inps che ha un numero di iscritti 57 volte maggiore rispetto agli iscritti Enpam.

Il tutto ovviamente a spese dei medici. Occorre chiedersi se l’autonomia” è utile agli iscritti alle Casse o agli amministratori che,  in virtù di tale  autonomia, fra l’altro, possono attribuirsi emolumenti spropositati in contrasto con i tetti  agli emolumenti che lo Stato impone, creare inutili scatole cinesi con relative ulteriori poltrone ed emolumenti, ed altro.

I costi di spropositi emolumenti, deliberati in “ autonomia”,  incidono sicuramente sul patrimonio delle Casse e conseguentemente influenzano negativamente il trattamento pensionistico. Concetto ripetutamente ribadito in recenti sentenze del TAR Lazio 

In piena “autonomia” , basta leggere le cronache dei giornali, le Casse, da  parecchi decenni subiscono truffe da immobiliaristi e finanzieri spregiudicati. Basti considerare che le 2 Casse che presiedevano l’ADEP ( con Camporese e Malagnino) sono state truffate da SOPAF (che ingenuoni….)

Continua Oliveti: «Ci sono tre condizioni che potrebbero spingere alcune Casse a partecipare ad Atlante2: vogliamo che sia riconosciuta la nostra natura privata. Non abbiamo nessuna intenzione di andare in soccorso a un sistema bancario in crisi. La nostra priorità sono le pensioni dei professionisti L’investimento in non performing loan (npl) è un investimento speculativo. Le Casse devono pagare le pensioni e non possono lanciarsi in queste avventure.>>

In pratica Oliveti ammette che, per le Casse  investire in Atlante 2 è rischioso, ma accetta il rischio pur di aver maggiore autonomia e avere controlli meno rigidi. 

Banale considerazione: ma  cosa succederebbe con la minore rigidità invocata da Oliveti, se con gli attuali controlli le Casse hanno subito truffe (…quelle emerse) per svariate centinaia di milioni con depauperamento del loro patrimonio degli iscritti? 

Afferma OLIVETI: <<Abbiamo posto tre condizioni per un’eventuale nostra partecipazione. Ne ho parlato col ministro Padoan, Fra queste tre condizioni c’è sicuramente il riconoscimento della nostra natura privata.>> 

Dangerio:Le altre due condizioni per partecipare al fondo? 

<< Da 5 anni è in gestazione il regolamento degli investimenti delle Casse. Noi vorremmo che non fosse un provvedimento con troppe rigidità. Per tale motivo vorremmo che quei contenuti finissero in un codice di autoregolamentazione della Casse. >>

C’è da sperare (difficile che questo governo voglia farlo) che il prossimo Parlamento imponga precise regole atte ad impedire che il patrimonio dei liberi professionisti venga pregiudicato da investimenti discutibili, da immobiliaristi spregiudicati e amministratore a volte ingordi 

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