"Per i Ssn il quadro è sempre più fosco" – da Quotidiano Sanità del 10 febbraio 2019

Quotidiano Sanità 10 Febbraio 2019

Per il Ssn il quadro è sempre più fosco

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10 FEBGentile Direttore,
mi permetta di partecipare al dibattito che sul suo Quotidiano attualmente imperversa intorno alla formazione, carenza di medici e regionalismo differenziato, con una noterella aperta all’amico Bruno Ravera, già a lungo prestigioso presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Salerno ora avvicendato dall’ottimo Giovanni D’Angelo.
 
Caro Bruno, prima di aderire agli estremi rimedi da Te proposti quale (presunto) “non barricadero” (“Se Governo e Regioni non cambiano rotta, i medici dovrebbero paralizzare la santà”, vorrei cogliere il Tuo invito, rivolto agli Ordini dei Medici, di attivarsi quali “promotori enzimatici” del processo di rafforzamento del SSN.
Il quadro attuale del nostro Servizio Nazionale Sanitario, concordo con Te, va facendosi sempre più fosco.
 
Non vi sono medici specialisti per partecipare ai concorsi e dunque gli organici degli ospedalieri e del convenzionamento continuano a rimanere carenti. Recentemente una AUSL del Veneto, nella Unità Operativa di Pneumologia, si è risolta a richiamare in servizio medici appena pensionati! A mali estremi,  estremi rimedi: o assenza di servizio di assistenza e cura ai malati o revisione di regole che impediscono ai medici pensionati di riprendere, sotto altra veste, il servizio di assistenza!

Ha ragione il dott. Giovanni Leoni (“Programmazione sanitaria. Cimo Veneto: “Bene allarme carenza medici. Ma come siamo arrivati a questo punto?”, quando lamenta l’incapacità dei governi (anche regionali) degli ultimi anni ad affrontare il tema del congruo numero di specialisti da formare e inserire nel SSN. Tutti innocenti gli amministratori e i decisori pertinenti? Come si è giunti a questa situazione paradossale? Non vi sono colpevoli? O vi è stata una regia occulta che ha ridotto la possibilità ai medici di raggiungere le specialità necessarie per poter favorire il task-shifting (come maliziosamente mi permetto di sospettare)?
 
E’ di qualche giorno fa il concorso a posti ospedalieri di pronto soccorso del parmigiano, a tempo indeterminato, andato dapprima deserto e, solo dopo il prolungamento dei termini, ha visto la partecipazione di due soli candidati.
 
Ebbene, non v’è dubbio che tra i nodi cruciali oggi sul tappeto uno rilevante è costituito dalle migliaia di medici operanti in strutture di pronto soccorso e medicina d’urgenza 118 privi della  specializzazione e senza i quali, comunque, non potrebbe essere garantita l’assistenza a decine di migliaia di pazienti su tutto il territorio nazionale. Il problema si è posto per l’inavveduta programmazione di posti di specializzazione post laurea. Inutile cercare i colpevoli come chiede l’amico Leoni: sono tanti e lasciamo perdere. Come invece potremmo risolvere il problema?
 
Ottimamente l’assessore regionale siciliano alla salute, Ruggero Razza, qualche mese fa in un suo messaggio ai medici della Sicilia contrastando le false dicerie su “sanatorie” e “occupazione di posti a sfavore di giovani medici  ha fatto “sapere la sua disponibilità ad incontrare i nove presidenti siciliani degli Ordini dei medici per trovare una soluzione alle perplessità rappresentate dalle istituzioni ordinistiche sul decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana n. 5 del 21 dicembre 2018.
 
Il decreto assessoriale prevede la stabilizzazione dei medici precari del 118 e la loro ammissione in soprannumero al Corso specifico in Medicina generale non prevista dalla normativa nazionale.
 
Tema dell’incontro sollecitato dai presidenti siciliani (ecco altra “attività enzimatica” come richiesto da Ravera): ridiscutere i criteri che trasformano a tempo indeterminato la convezione attraverso la quale il “personale medico sostituto” dei servizi di emergenza del 118 ha lavorato fino ad oggi a tempo determinato. L’obiettivo è salvaguardare il lavoro di tutti i camici bianchi e garantire ai professionisti del 118 formazione e tempi certi di stabilizzazione.
 
D’altronde qualche giorno fa in Sicilia è accaduto anche questo: “Ospedale di Vittoria. I bandi per il Ps vanno deserti. La Asp di Ragusa corre ai ripari”. Come? Disponendo l’assegnazione del personale medico e infermieristico al Pronto Soccorso e sospendendo temporaneamente le attività del Presidio Territoriale di Emergenza – di Scoglitti.
 
Si può andare avanti così? O è possibile intervenire con misure tampone, o meglio, strutturali nell’ambito della formazione medica pretendendo di lasciarla al Governo centrale? Chi garantirebbe poi l’uniformità delle prestazioni sanitarie sul tutto il territorio nazionale? Non si dimentichi che l’art.32 della Costituzione garantisce diritto alle cure ed uguaglianza (art. 3 Cost). Come è possibile pensare di delegare alle regioni un simile aspetto?
 
 
Nel primo capitolo de “I Promessi sposi” (caro Bruno, chi di noi non ha letto a scuola questo straordinario compendio dell’animo umano!) si narra che Don Abbondio, passeggiando e leggendo il suo breviario, incrocia ad un bivio due “bravi” (dell’epoca) che lo “informano” (per conto del loro signorotto don Rodrigo) che “questo matrimonio non s’ha da fare”. E’ sulla scorta di questo “invito” che il tremebondo curato, quando Renzo e Lucia tentano in sua presenza il “matrimonio a sorpresa” (“questa è mia moglie…” ), fugge e manda tutto all’aria.
 
Orbene, caro Bruno, e se prima di mettere a “ferro e a fuoco” la sanità con uno sciopero ad oltranza come suggerisci (a proposito, in quello da Te citato ed organizzato molti anni fa dai neonati sindacati ospedalieri io c’ero ed ho la medaglia al petto del precettato dal prefetto di Bologna) alle migliaia di medici che lavorano quotidianamente sul campo senza l’adeguato titolo di specialista proponessimo di munirsi dell’attestato che sulla scorta dell’art. 28, comma 5 della norma UE vadano dal primo pretore o giudice del lavoro del luogo per chiederne l’applicazione? O dal Ministro della salute? O dal Presidente del Consiglio Conte? O davanti al Parlamento? Che ne dici? Non credi forse che i “bravi” e “signorotti” si troverebbero con le armi spuntate?
 
Caro Bruno, debbo dire che il Tuo intervento “enzimatico” su Quotidiano Sanità mi ha riportato alla mente i Tuoi memorabili interventi nei Consigli Nazionali della FNOMCeO quando tutti ti ascoltavamo in religioso silenzio e nemmeno una mosca osava sollevarsi in volo per non disturbare attendendo anche qualche immancabile dotta citazione!
 
So che ci vedremo all’Ordine di Bologna il prossimo 27 c.m. (…) per affrontare la discussione sulle “100 Tesi per discutere il medico del futuro” approntate da Ivan Cavicchi su incarico di Comitato Centrale nell’ambito delle iniziative sugli “Stati Generali della professione medica” (oggi sotto attacco da più parti) e affronteremo tanti problemi con prestigiosi ospiti come da allegato programma.
 
E lì potremmo, se sei d’accordo, sollecitare quei politici che, se non avranno concomitanti impegni, mi auguro, vorranno onorarci della loro presenza (ho inoltrato gli inviti ai presidenti e vice presidenti delle XII Commissioni del Senato e della Camera, ai due sottosegretari ed al Ministro della Salute, ai Vice Presidenti del Consiglio, a deputati e senatori locali) e proporre loro di impedirci di suggerire questo tentativo di “matrimonio a sorpresa”.
 
Chissà, potremmo augurarci che la “sorpresa” ce la facciano loro dicendo che hanno già dato il via a qualche norma che stabilizza quelle migliaia di medici precari che oggi tengono in piedi i servizi indispensabili all’erogazione dell’assistenza di cui necessitano le decine di migliaia di cittadini che vi si rivolgono.
 
Metterebbero così in sicurezza non solo i servizi e i medici ma anche quegli amministratori che per garantire la loro funzione di organizzatori della salute si rivolgono ad artifizi amministrativi per avere quei medici in trincea.
 
Alla Maggioranza Politica che attualmente governa il Paese mi sento di suggerire di fare molta attenzione alle richieste di maggiore autonomia, in sanità, che provengono dalle Regioni. Infatti, nell’ambito dei servizi sanitari resi, le disuguaglianze oggi presenti potrebbero ampliarsi a dismisura mettendo a serio rischio il rispetto degli artt. 3 e 32 della Costituzione. Non vorrei che il “Governo del Cambiamento” di cui oggi si parla divenisse, forse inavvertitamente, il governo dello “smantellamento” di un servizio sanitario equo e solidale (anche se da riequilibrare).
 
Giancarlo Pizza
Presidente OMCeO Bologna                                                                                 

10 febbraio 2019
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